Sarebbe bello se le imprese edili, che operano a Pontinia, i professionisti che ne curano i progetti e non da ultimo i tecnici e funzionari comunali fossero più consapevoli del ruolo che esercitano e delle conseguenze che le loro costruzioni imprimono all’immagine, alla vivibilità di una strada, di un quartiere, di un paese.
A Pontinia, ma non solo, sembra che i costruttori non si sentano in dovere, quasi non gli corresse l’obbligo di migliorare la città con le loro costruzioni. Il dicata è economicità ed omologazione progettuale per cui fatto un edifico tutti gli altri sono dei cloni, delle fotocopie con piccole varianti e qualche orpello declinato in diversi modi che stancamente si ripete nella monotonia che mortifica innovazione e creatività e testimonia, invece, la mancanza di idee, di coraggio e di una visione dell’architettura non fine a se stessa ma in funzione anche di chi non abiterà in quell’appartamento.Innovare, realizzare progetti di qualità con attenzione ai materiali, alle tecniche costruttive, all’ecologia anche oltre le normative sperimentando soluzioni tecnologiche semplici e funzionali che si riflettono anche nelle forme cercando di riprendere, magari, le fila di quel discorso architettonico iniziato con la fondazione della città, influenzata dal razionalismo, e bruscamente interrotto come ci insegna l’esperienza quotidiana di chi vive a Pontinia. Quale degli edifici non appartenenti al nucleo di fondazione pensate sia bello che contribuisca a caratterizzare positivamente quel luogo che frequentate, quella piazza o viale? Dei palazzi recentemente costruiti e dei cantieri appena aperti, tranne qualche rara eccezione e pertanto facilmente individuabile, assistiamo ad edificazioni che non tengono minimamente conto di realizzare un’architettura che sia in relazione con la natura e la storia del territorio o sia espressione di uno studio di un’idea di abitare più contemporanea che esuli da canoni del pressappochismo e del mero profitto.
Gli edifici caratterizzando la nostra città ne delineano i suoi connotati per molti decenni anche oltre il c.d. centro storico. Con l’espansione dei nuovi quartieri o le nuove costruzioni in luogo di quelle precedenti sono ghiotte occasioni per migliorare e riqualificare Pontinia a patto che si innovi, si realizzino progetti di qualità che siano espressione di un’idea di abitare, di costruire e vivere la città responsabile.
Quel podere condannato alla demolizione in via Leonardo da Vinci è un esempio di come a Pontinia regni il deserto di senso. Ci sarebbero anche gli strumenti per salvarlo senza pregiudicare gli interessi dell’impresa… ma facciamoci del male! Per i due cantieri avviati in piazza Kennedy, invece, sarebbe bello se i due progetti, appartenenti a soggetti diversi, siano in qualche modo in relazione architettonica tra di loro in quanto, per come sono disposti i lotti di terreno dove sorgeranno, costituiscono una sorta di quinta della piazza dove insiste il museo civico MAP. Nella successiva operazione di riqualificazione della piazza, già avvita con la bella fontana di design sintesi del connubio tra pubblico ed associazioni, il sito acquisterebbe reciprocamente valore proprio dalla presenza di questi due nuovi edifici. Lo sappiamo già che sara un appello inascoltato ma volevamo farglielo sapere lo stesso.