Si fanno il lifting le belle del Duce
È nata l’Associazione per il restauro. Promossa da amministratori sia di destra sia di sinistra
È Predappio che va per prima alla riscossa. La città natale di Benito Mussolini guida la rivincita dei nuovi centri urbani che furono creati dal fascismo tra il 1928 e il 1942: circa ottanta solo in Italia, senza contare quelli nati nelle colonie africane, nel Dodecaneso, in Slovenia e in Albania nel breve periodo di occupazione degli anni di guerra.
È a Predappio infatti, nelle sale del Teatro Comunale, che il 21 marzo scorso è stato firmato il protocollo d’intesa tra le città aderenti alla neonata Associazione nazionale delle città di fondazione che comprende i centri urbani italiani nati negli anni Trenta e che conservano i caratteri originali dell’architettura fascista. Scopo dell’associazione è il restauro e la valorizzazione architettonica, culturale e turistica di questi centri, di cui molti in rovina e altri alterati nella loro fisionomia originaria. Per ora hanno aderito Latina (ex Littoria, forse la più celebre), i comuni sardi di Alghero, Arborea (ex Mussolinia) e Fertilia, i centri industriali di Tresigallo in provincia di Ferrara e di Torviscosa in provincia di Udine. Ma altre sono in arrivo.
Un atto di nostalgismo, confermato dal luogo della firma, la città romagnola nella cui frazione di Dovia venne al mondo il «figlio del fabbro»? «Niente affatto – risponde l’assessore predappiese al patrimonio Giorgio Frassineti, lunga militanza prima nei Ds e poi nel Pd -, anche se di questo sono stato accusato. Si tratta di salvaguardare una parte importante della nostra storia e della nostra architettura. Predappio, che ha sempre avuto un’amministrazione di sinistra, da anni ormai organizza mostre sul Ventennio proprio nella casa natale di Mussolini. Perché la storia non si cancella demolendo fasci littori».
Ma così è stato fatto. «È inutile negarlo – afferma lo storico dell’arte Carlo Fabrizio Carli -: le città di fondazione hanno subìto una lunga damnatio memoriae da parte della cultura ufficiale. E questo nonostante alla progettazione abbiano preso parte i migliori architetti operanti all’epoca, da Oriolo Frezzotti, incaricato dall’Opera nazionale combattenti di progettare Littoria e Pontinia nell’Agro Pontino, al gruppo capeggiato da Concezio Petrucci che progettò Pomezia e il suggestivo borgo pugliese di Segezia».
Per lungo tempo gli abitanti di queste città si sono quasi vergognati della loro origine. Altre città, come Aprilia, trovatasi al centro degli scontri dopo lo sbarco di Anzio, sono state praticamente cancellate nelle forme originarie. Più fortunata Sabaudia, divenuta di moda, anche grazie a Pasolini. «I centri agricoli in Sicilia – spiega ancora Carlo Fabrizio Carli – creati per combattere il latifondo, sono invece in rovina».
Come sempre accade, i corsi e ricorsi della storia portano a nuove riflessioni. Una svolta la segnò nel 1982 la grande mostra «Latina. Storia di una città» nel cinquantenario della nascita, cui seguirono «Metafisica costruita» nel 2002 con le foto originali del Tci (a cura di Renato Besana, Carlo Fabrizio Carli, Leonardo Devoti, Luigi Prisco), la rassegna «Città di fondazione 1928-1942» a cura di Giorgio Pellegrini, attuale assessore alla Cultura di Cagliari, fino al recente libro di Antonio Pennacchi Fascio e martello. Viaggio per le città del Duce (Laterza).
Fu proprio la rassegna curata da Pellegrini a smuovere i predappiesi: «Mi accorsi – racconta l’assessore Frassineti – che Predappio non era citata. Ohibò. È vero che il paese esisteva già ma la parte nuova, edificata lungo tutto il Ventennio, è un classico esempio di new town littoria». E così nacque l’idea di un’associazione che le raccogliesse tutte. Se da sinistra era risuonato uno squillo, da destra rispose l’assessore alla Cultura della provincia di Latina Fabio Bianchi (ex An), pronto a collaborare. Hanno aderito anche presidi e docenti di varie facoltà di architettura che costituiscono un comitato tecnico-scientifico «e presto – annuncia il vulcanico Frassineti – ci daremo uno strumento operativo per avviare i restauri».
Ora il fondamentale passo successivo è raccogliere i fondi. La provincia di Latina ha già messo a disposizione 20mila euro, gli altri comuni Fra i 3 e i 4mila ciascuno. Ma certamente ne occorrono molti di più anche perché i progetti sono ambiziosi. A ottobre si terranno una mostra e un convegno a Venezia a Ca’ Tron e a Predappio dovrebbe nascere il Centro nazionale di documentazione dell’architettura razionalista nell’ex palazzo del Fascio, di proprietà statale e attualmente in rovina.
Predappio capofila, dunque. Anche nella speranza di cancellare, con un grosso sforzo culturale, quei negozi di paccottiglia che l’hanno trasformata in un grottesco suk della nostalgia, fra aquile di latta, gagliardetti, teschi e Beniti di gesso.
È a Predappio infatti, nelle sale del Teatro Comunale, che il 21 marzo scorso è stato firmato il protocollo d’intesa tra le città aderenti alla neonata Associazione nazionale delle città di fondazione che comprende i centri urbani italiani nati negli anni Trenta e che conservano i caratteri originali dell’architettura fascista. Scopo dell’associazione è il restauro e la valorizzazione architettonica, culturale e turistica di questi centri, di cui molti in rovina e altri alterati nella loro fisionomia originaria. Per ora hanno aderito Latina (ex Littoria, forse la più celebre), i comuni sardi di Alghero, Arborea (ex Mussolinia) e Fertilia, i centri industriali di Tresigallo in provincia di Ferrara e di Torviscosa in provincia di Udine. Ma altre sono in arrivo.
Un atto di nostalgismo, confermato dal luogo della firma, la città romagnola nella cui frazione di Dovia venne al mondo il «figlio del fabbro»? «Niente affatto – risponde l’assessore predappiese al patrimonio Giorgio Frassineti, lunga militanza prima nei Ds e poi nel Pd -, anche se di questo sono stato accusato. Si tratta di salvaguardare una parte importante della nostra storia e della nostra architettura. Predappio, che ha sempre avuto un’amministrazione di sinistra, da anni ormai organizza mostre sul Ventennio proprio nella casa natale di Mussolini. Perché la storia non si cancella demolendo fasci littori».
Ma così è stato fatto. «È inutile negarlo – afferma lo storico dell’arte Carlo Fabrizio Carli -: le città di fondazione hanno subìto una lunga damnatio memoriae da parte della cultura ufficiale. E questo nonostante alla progettazione abbiano preso parte i migliori architetti operanti all’epoca, da Oriolo Frezzotti, incaricato dall’Opera nazionale combattenti di progettare Littoria e Pontinia nell’Agro Pontino, al gruppo capeggiato da Concezio Petrucci che progettò Pomezia e il suggestivo borgo pugliese di Segezia».
Per lungo tempo gli abitanti di queste città si sono quasi vergognati della loro origine. Altre città, come Aprilia, trovatasi al centro degli scontri dopo lo sbarco di Anzio, sono state praticamente cancellate nelle forme originarie. Più fortunata Sabaudia, divenuta di moda, anche grazie a Pasolini. «I centri agricoli in Sicilia – spiega ancora Carlo Fabrizio Carli – creati per combattere il latifondo, sono invece in rovina».
Come sempre accade, i corsi e ricorsi della storia portano a nuove riflessioni. Una svolta la segnò nel 1982 la grande mostra «Latina. Storia di una città» nel cinquantenario della nascita, cui seguirono «Metafisica costruita» nel 2002 con le foto originali del Tci (a cura di Renato Besana, Carlo Fabrizio Carli, Leonardo Devoti, Luigi Prisco), la rassegna «Città di fondazione 1928-1942» a cura di Giorgio Pellegrini, attuale assessore alla Cultura di Cagliari, fino al recente libro di Antonio Pennacchi Fascio e martello. Viaggio per le città del Duce (Laterza).
Fu proprio la rassegna curata da Pellegrini a smuovere i predappiesi: «Mi accorsi – racconta l’assessore Frassineti – che Predappio non era citata. Ohibò. È vero che il paese esisteva già ma la parte nuova, edificata lungo tutto il Ventennio, è un classico esempio di new town littoria». E così nacque l’idea di un’associazione che le raccogliesse tutte. Se da sinistra era risuonato uno squillo, da destra rispose l’assessore alla Cultura della provincia di Latina Fabio Bianchi (ex An), pronto a collaborare. Hanno aderito anche presidi e docenti di varie facoltà di architettura che costituiscono un comitato tecnico-scientifico «e presto – annuncia il vulcanico Frassineti – ci daremo uno strumento operativo per avviare i restauri».
Ora il fondamentale passo successivo è raccogliere i fondi. La provincia di Latina ha già messo a disposizione 20mila euro, gli altri comuni Fra i 3 e i 4mila ciascuno. Ma certamente ne occorrono molti di più anche perché i progetti sono ambiziosi. A ottobre si terranno una mostra e un convegno a Venezia a Ca’ Tron e a Predappio dovrebbe nascere il Centro nazionale di documentazione dell’architettura razionalista nell’ex palazzo del Fascio, di proprietà statale e attualmente in rovina.
Predappio capofila, dunque. Anche nella speranza di cancellare, con un grosso sforzo culturale, quei negozi di paccottiglia che l’hanno trasformata in un grottesco suk della nostalgia, fra aquile di latta, gagliardetti, teschi e Beniti di gesso.