Da la Stampa del 25/05/2002

Logotipo del quotidiano LA STAMPA

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Tra Sabaudia e Latina la metafisica costruita, i progetti e le realizzazioni degli architetti del fascismo in Italia e Oltremare.
Piazze silenziose e deserte in cui – nell’eco della pittura metafisica di Giorgio de Chirico – sembrano allungarsi le ombre lunghe e straniate dei suoi quadri. Edifici dalle geometrie asciutte e audaci che recano la firma del razionalismo e di un’intera stagione urbanistica. Canali e stagni, fra borghi abitati e coltivazioni strappate a paludi e secoli di abbandono, torri e campanili svettanti verso il cielo, attraversati dalla carica visionaria e profetica dell’architettura aerea futurista. E’ un viaggio affascinante quello che permette di fare – attraverso foto, disegni, bozzetti, quadri, proiezioni grafiche, sculture, insegne pubblicitarie – la mostra «Metafisica Costruita – Le Citta’ di fondazione degli anni Trenta dall’Italia all’Oltremare» , realizzata dal Touring Club Italiano grazie ai tesori del suo archivio fotografico e promossa dalla Regione Lazio. Si incontra e si attraversa la più’ straordinaria esperienza di trasformazione del territorio e di progettazione urbanistica compiuta in Italia e dall’Italia in Africa in questo secolo. «Citta’ nuove» previste e realizzate a tempi di record (Sabaudia, nel territorio pontino, fu inaugurata dopo dieci mesi di lavoro, nel ’34; Latina – l’anno successivo – sei mesi dopo la posa della prima pietra). Insediamenti nati in un clima di dibattito culturale accesissimo, con uno scontro fra tradizionalisti e innovatori che ebbe anche toni aspri e traumatici, arrivo’ fin dentro la Camera dei Deputati e fu sedato infine da Mussolini, che diede il suo appoggio al fronte dei giovani architetti, una generazione – quella dei Piacentini, Del Debbio, Samona’, Piccinato, Nervi – che lascerà’ un segno forte nel Paese. Un’avventura che aveva eco all’estero (Le Corbusier, venuto in Italia nel ’34 per un ciclo di conferenze, andò’ a visitare i cantieri di Latina e Sabaudia, aspirando a venire prescelto come progettista della terza città’ nuova del territorio, quella che poi sarebbe stata PONTINIA). Sorsero cosi’ 74 centri tra citta’, borgate rurali, villaggi (ma un censimento completo non esiste ancora), alcuni caduti in abbandono, altri diventati centri popolosi e capoluoghi, distribuiti in 27 provincie (dall’Istria alla Puglia, dalla Sardegna al Lazio che – con gli insediamenti nelle Paludi Pontine – divenne il punto di riferimento e di irradiazione dell’esperienza) e negli spazi lontani di Libia, Etiopia, Rodi. Il regime voleva auto celebrarsi, ma anche trasformare zone malariche in terre da coltivare, ridurre le sacche di disoccupazione, favorire il ritorno alla terra e la politica demografica. Valori tradizionali e prospettiva rivoluzionaria, prediche da strapaese sulla sanità’ della vita agreste e il mito della modernità’ si intrecciarono. Il risultato  furono una razionalizzazione degli spazi e delle funzioni, una consequenzialità’ tra luoghi di lavoro, residenza e aggregazione sociale, una concentrazione di apparati, funzioni e simboli, che annunciavano la fisionomia della moderna città’ futura.

Comments

Posted On
Ott 08, 2010
Posted By
Antonio Rossi

Le Corbusier, nel maggio 1934, in visita in Italia, annoterà le qualità delle città pontine, Littoria e Sabaudia, appuntando una “proposta” per la terza città dell’Agro: Pontinia. La sua volontà di collaborare alla costruzione di almeno una delle città nuove fasciste è provata dagli schizzi e dai commenti alla possibile espansione di Littoria e Sabaudia, in particolare, oltre che dagli schemi per Pontinia in rapporto alle due prime città e in riferimento al suo possibile sviluppo residenziale (“Rassegna”, Anno II, n. 3, luglio 1980, (I clienti di Le Corbusier). A tal proposito si consiglia di leggere il testo originale pubblicato nell’articolo “riflessioni sull’architettura di Pontinia“.

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