Lo stemma araldico del Comune di Potinia

Pontinia: stemma araldico

Pontinia: stemma araldico

L’istituendo Comune di Pontinia, qualche giorno prima dell’inizio della propria missione civica nel 1935, ha ottenuto per Regio Decreto lo Stemma araldico, il Gonfalone e la Bandiera che riportano negli ornamenti il rango di Comune e nell’emblema il simbolismo evocativo della genesi e del destino rurale di Pontinia.
Alla caduta del regime fascista l’emblema è stato privato di ogni riferimento simbolico che potesse rievocare la pregressa ideologia (damnatio memoriae). Pertanto nel 1953 il Presidente della Repubblica Italiana ha decretato, su proposta del Comune di Pontinia, la modifica dello stemma araldico così come descritto nella nuova blasonatura:

D’azzurro al melo fogliato e fruttato al naturale,
sradicato, caricato in punta dalla pala di una vanga
d’argento con troncone ed il vangile di nero;
al capo di rosso (porpora) alla torre comunale, circondata da due rami di quercia e d’alloro annodati da un nastro
dai colori nazionali.
Ornamenti esteriori da Comune.

“Il commissario Prefettizio, in data 12 ottobre 1935, deliberò di acquistare, per il comune, lo Stemma, il Gonfalone e la Bandiera, che risultarono come quì descritti.
Lo stemma: sfondo azzurro con al centro una pianta di mele con foglie al naturale. In basso, sotto il melo, una vanga d’argento. Ai lati fasci Littori con le scuri d’argento rivolte all’interno. Due nastri color rosso cuoio partendo dal vertice dei fasci si congiungono in basso ad allacciare il tronco dell’albero. Fu acquistato dal sig. Alberto Assirelli di Roma per la somma di Lire 980.

Pontinia: attuale stemma araldico

Pontinia: attuale stemma araldico

L’antico “Ager Pomptinus” abitato da antiche popolazioni agricole fin dai tempi leggendari di Numitore e Rea Silvia, abbandonato e ricordato con orrore per le sue non meno leggendarie storie di orrore e di morte, era nuovamente risorto, grazie ai lavoratori italiani che sempre e dovunque, con la loro saggezza e tenacia, hanno portato vita, benessere e civiltà.” [estratto da: Dalla palude …a Pontinia di Padre Silvio Buffoli op. cit.]

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