Il mausoleo di Clesippo

Il “Mausoleo di Clesippo” rimane una delle testimonianze archeologiche più conosciute del territorio di Pontinia. Il manufatto del I° secolo a.C. si erge a fianco del Casale di Mesa lungo la via Appia nel tratto noto come “decennovio”. Il Mausoleo attribuito a Clesippo Geganio, ci appare spoglio dei rivestimenti di travertino che, in origine, lo ricoprivano come ci testimonial’incisione del rossini del 1700. Narra la leggenda che uno schiavo di nome Clesippo fu liberato dalla schiavitù dalla sua padrona solo per i desideri terreni di costei.

Invece è probabile che quella tramandatasi fino ai nostri giorni sia solo una diceria diffusa tra la gente patrizia dell’epoca, gente nata ricca e facoltosa che malvolentieri sopportava l’ingegno e la capacità di un ex schiavo, divenuto ricco e famoso forse più dei suoi detrattori e che aveva fatto costruire un’imponente tomba per ricordare a tutti il grande affetto per la sua benefattrice [tratto da http://www.bielonorma.it/pontinia_in_cartolina.htm].

La riproduzione più antica di questo manufatto sepolcrale che è giunta a noi è un acquerello del Labruzzi che risale al XVIII secolo. Il dipinto, in buone condizioni di conservazione, è conservato nella Biblioteca Vaticana: esso ci mostra il complesso in condizioni certamente migliori di quelle attuali, anche se le devastazioni subite nei secoli precedenti per le ruberie, per lo stato di abbandono, per le intemperie e per il vandalismo avevano già fatto scempio di ogni cosa.

In quell’acquerello è ancora visibile tutto intero il basamento e la parte turrita quadrangolare. Le più antiche descrizioni in nostro possesso del manufatto, il così detto “Mausoleo di Clesippo”, sono invece quelle rilasciateci dai viaggiatori del Settecento e dell’Ottocento. Utile leggere a tal proposito “Viaggio Pittoresco da Roma a Napoli” del Rossini edito a Roma nel 1839, oppure “A classical tour trough Italy” di R.C. Hoare , edito a Londra nel 1819).

Il Mausoleo, così come ci appare oggi, poggia su un incompleto basamento quadrangolare alto metri 2,38 e con lato di ventitré metri; è completamente spoglio dei rivestimente esterni; la torre quadrata (detto anche ‘torrione’) il cui lato alla base è di metri 7,40 e che si elevava originariamente per dodici metri dal basamento e si restringeva verso l’alto ove il suo lato andava a misurare metri 4,50, è oggi irrimediabilmente ‘mozzata’ all’altezza di cinque metri; il muro di fondazione infine è profondo poco più di un metro. Il sepolcro non presenta ‘aperture’ o ‘celle di accesso’; in esso il defunto (o le sue ceneri) vi veniva murato.

Il monumento per le sue caratteristiche è databile senz’altro alla prima metà del primo secolo d.C. Chi era Clesippo? Secondo le più accreditate notizie in merito (le quali fanno giistizia di quelle che volevano il Clesippo un liberto di Nerone) era uno schiavo proveniente dall’Anatolia che venne acquistato (e non sappiamo se vi siano stati ‘propprietari’ intermedi) da una matrona romana chiamata Gegania. Per i suoi servigi e per la sua fedeltà, Clesippo venne ‘affrancato’ e divenuto ‘liberto’ acquisì il nome di Clesippus Geganius. Già provvisto di una buona base culturale, Clesippo si dette agli studi arricchendo ulteriormente il suo bagaglio culturale. Potè quindi dedicarsi alla vita pubblica tanto da giungere a volgere importanti incarichi e a ricoprire persino importanti cariche.

Nell’Ottocento e fino agli inizi del Novecento, si riteneva che quel manufatto fosse il ‘fanum’ che Marco Tullio Cicerone avesse donato alla figlia Tullia. Ma il rinvenimento e la scoperta durante le opere della bonifica delle Paludi Pontine di molte iscrizioni e di molti cippi (i quali poi sono stati tutti raccolti e murati nella rinascimentale Cascinale di Mesa) convinsero gli storici della erroneità di quella attribuzione. Della cosa ebbe ad interessarsi la Sovrintendenza delle Belle Arti e Tutela dei Monumenti del Lazio: fu ritenuto quindi che il manufatto fosse senz’altro Il sepolcro di Clesippo Geganio in forza di una lastra di marmo lunga due metri e mezzo sulla quale si legge ancora oggi: CLESIP GEGANUS MAG CAPIT MAG LUPERC VIAT TR il che, opportunamente sviluppato, ci dà la esatta interpretazione: CLESIP (pus) GEGANUS MAG (ister) CAPIT (olinorum) MAG (ister) LUPERC(orum) VIAT (or) TR (ibunicius)

Comments

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Mar 06, 2014
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Marinella Gagliardi Santi

grazie, notizie molto utili per me che sto scrivendo un romanzo ambientato in Ostia antica!

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Mar 27, 2014
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Antonio Rossi

Piacere di essere stati utili.

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Nov 01, 2010
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aliosha

Ciao,
ho trovato questo acquarello, raffigurante il mausoleo, della fine del XVIII ad opera di Carlo Labruzzi. http://www.terrapontina.it/territorio/antichestam
Dal sito internet http://www.lazio-directory.org
buon lavoro!

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Nov 01, 2010
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Antonio Rossi

Grazie della segnalazione e del prezioso contributo che arricchisce il patrimonio informativo del portale con questa bella immagine dell'acquerello di Labruzzi di cui disponevamo soltanto di riproduzioni litografiche per altro ancora da pubblicare.

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