Clima e ambiente

Il clima di Pontinia è la risultanza di diverse componenti e fattori concomitanti tra loro: primo tra tutti la cinta di monti che cinge il territorio di Pontinia come una corona, da un lato, e l’assenza di rilievi nella distesa fino al mare, dall’altro, creano condizioni uniche di clima temperato ed umido spazzato dai venti che giungono incontrastati dal mare Tirreno. La posizione garantisce un forte soleggiamento rendendo gli inverni miti e , anche per via delle depressioni del territorio e della natura dello stesso, estati calde, umide ma ventiate.

La bonifica integrale ha dovuto affrontare i suoi problemi più impegnativi sul piano del regime idrico: pulitura e navigazione dei fiumi esistenti; sistemazione e realizzazione di canali; costruzione di impianti di idrovore e prosciugamento delle piscine. Il breve filmato, disponibile attraverso il link seguente, consente una visione di insieme del territorio bonificato evidenziando i tratti più caratteristici come le vie perpendicolari alla Via Appia e Pontina (c.d. Migliare) i numerosi canali e fossi costeggiati dalla cordigliera c.d. frangivento costituita da eucalipto.

L’origine delle acque

Le acque sgorganti dalle sorgenti e dai laghi del Vescovo provengono tutte dai Monti Lepini. Le acque di precipitazione meteorica si infiltrano all’interno delle rocce di natura carbonatica dei rilievi Lepini, che subiscono un processo di solubilizzazione, che va sotto il nome di “carsismo”. Tale fenomeno consiste nel passaggio del carbone di calcio (CaCo3), principale costituente delle rocce carbonatiche, in bicarbonato completamente solubile in soluzione acquosa. Questa trasformazione causa nella roccia la formazione di fessure, spaccature di varie dimensioni, e ancora grotte, condotti sotterranei profondi che facilitano il movimento dell’acqua infiltrata in profondità.  Le acque una volta intrappolate all’interno delle rocce carbonatiche (serbatoio lepino), drenano, cioè si muovono verso dei punti di emergenza che sono proprio le sorgenti. Queste ultime sono tutte situate in posizione molto particolare, ovvero, in corrispondenza dell’incontro fra i depositi molto permeabili delle rocce dei monti Lepini, e i depositi terrigeni della Pianura Pontina, che presentano una permeabilità praticamente scarsa.

Fiumi:
  • Ufente: nasce dal torrente Brivolco (Sezze), sfocia nel Diversivo e Pontemaggiore. E’ lungo km. 22.
  • Amaseno: viene da Priverno, entra nel Pantano d’Inferno e sfocia nel Portatore a Pontemaggiore. E’ lungo km. 42.
  • Sisto: prende il nome da Papa Sisto V, che nel 1586 diede l’incarico all’arch. Ascanio Fenisi di riattivare il corso del “Flumen antiquum”. Nasce dal lago di Ninfa e mantiene questo nome fino all’Appia. Qui prende il nome Sisto. Sfocia a Foce Sisto tra badino e il Circeo. E’ lungo km. 32.
Canali:
  • Selcella: nasce a Torricella ¬¬– Mig. 41 S. e finisce all’idrovora Mazzocchio. E’ lungo km. 20.
  • Schiazza: nasce dalla Mig.42 S. e termina alla idrovora Forcellata, Mig. 52 S. E’ lungo km. 15.
  • Botte: inizia a fossa Polledrana, Migl. 43 S., finisce nel Diversivo alla migl. 57 D. E’ lungo km. 22.
  • Linea Pio: prende il nome da Papa pio VI. Fu riattivato da questo Papa nel 1777 da “Le Macerie” fino al Foro Appio. In seguito, nel 1780 circa, dal Foro Appio fino a Tor Tre Ponti (Cavata). Da qui la bonifica lo riprende e lo porta fino a Ponte Maggiore. Vi faceva servizio una barca chiamata “Scafa”. Gli animali dall’argine trascinavano questa scafa, che era usata per il trasporto dei materiali, sino a Terracina.
Laghi:

La genesi dei Laghi dei “Gricilli” è collegata sia al diffuso e attivo fenomeno della subsidenza, ma soprattutto alla particolare natura delle rocce presenti nella zona.
Le rocce carbonatiche dei Monti Lepini, ribassate sotto i sedimenti della Pianura Pontina, sono soggette di frequente alla creazione di cavità e grotte a causa del fenomeno carsico. Le acque che causano la formazione di queste “voragini” sotterranee agiscono, nel processo di scavo, dal basso verso l’alto. Queste cavità (definiti in greco geologico Sinkhole, ovvero, voragini di collasso), aumentano il loro volume progressivamente, creando dei grossi vuotiche riducono sempre più lo spessore di roccia verso la superficie.
E’ solo grazie alla spinta esercitata dall’acqua sullo scheletro della roccia satura, che le cavità riescono a sorreggersi, ma solo fin quando le condizioni permangono in equilibrio. Se per una qualsiasi causa avviene un abbassamento del livello di falda, la spinta esercitata dall’acqua viene meno, così che si riduce la capacità di sostegno della volta carsica, che sotto il peso dei sedimenti sovrastanti finisce per cedere. Il crollo della cavità provoca delle forti ripercussioni nei terreni superficiali, che non avendo più il sostegno delle rocce sotterranee tendono a deprimersi formando degli avvallamenti. E’ proprio in corrispondenza di queste depressioni che si sono impostati i “Laghi del Vescovo”. Le acque piovane e quelle sgorganti dalle sorgenti dei Monti Lepini venivano, per naturale tendenza, man mano raccolte e convogliate in queste zone ribassate consentendo la formazione degli antichi laghetti. Oggi l’area mantiene quel carattere paludoso e umido che l’ha distinta per tanto tempo, e che ancora oggi noi possiamo ammirare. La zona dei “Gricilli” conserva ancora l’odore, il colore e l’atmosfera di un tempo, quando era cantata dai poeti come il sommo Virgilio e l’Aleardi; ma oggi l’uomo non rispettoso di tale patrimonio sta deturpando l’intero ecosistema in modo quasi irreversibile.

I laghi che insistono sul territorio del comune di Pontinia sono profondi, torbosi e senza emissario:
lago S. Carlo e lago S. Valentino (laghi di acqua dolce); lago Mazzocchio e del Vescovo (laghi di acqua zolfa).

Di questi laghetti non se ne conosce la profondità. Solo per il lago San Valentino si è riusciti a sapere la sua profondità, 22 m. circa. Questo studio fu fatto perché vi doveva passare la ferrovia Roma-Napoli. La zona dove si trovano questi laghi si chiama: “ Lago Manello”.
Questo sta ad indicare che esisteva un altro lago che portava questo nome. Ora è stato prosciugato. Ho accennato all’esistenza di due laghetti di acqua zolfa. In questa zona sono molte le sorgenti di tale acqua e danno origine ad un canale di acqua zolfa. I viaggiatori della Roma-Napoli quando passano da questa zona in certi periodi dell’anno, sono costretti a chiudere i finestrini del treno a causa del caratteristico odore di zolfo che emana. Ma gli abitanti non solo non ci fanno caso, ma bevendo quest’acqua la trovano ottima, attribuendole notevoli qualità terapeutiche.

Piscine:

Sono depressioni, profonde talvolta vari metri, che nella stagione piovosa si riempiono di acqua destinata ristagnare ed imputridire durante l’estate, costituendo pericolosi focolai di zanzare e quindi di malaria. Per provvedere al prosciugamento di queste piscine si dovettero eseguire dei canali che permisero il deflusso delle acque. Il Consorzio della Piscinara prende il nome da queste piscine. La strada che oltrepassando il ponte del Sisto immette nel Comune di Sabaudia, si chiamava “Strada delle Piscine”, ora Mig. 48D.

Il chimismo delle acque

Le acque sorgive mostrano tutte un chimismo caratterizzato essenzialmente dalla presenza di ioni Calcio (Ca 2+) e Magnesio (Mg 2 +), elementi predominanti delle rocce carbonatiche. Questi ioni vengono “catturati” dall’acqua durante il suo passaggio all’interno delle rocce  che costituiscono i Monti Lepini. Tali acque possono essere classificate, per questo motivo, come bicarbonato – calciche alcalino terrose. Il contenuto salino delle acque delle “Sorgenti del Vescovo”, è pari a circa 3g/l, mentre la temperatura dell’acqua alla sorgente è di circa 20° C. Le acque sono altresì ricche di elementi molto particolari, come solfati e cloruri. Tale ricchezza è da attribuirsi alla risalita di gas da zone molto profonde, lungo le grandi lacerazioni della crosta terrestre (faglie), che separano i Monti Lepini dalla Pianura Pontina. I gas vengono ad essere così inglobati all’interno delle acque, in modo da conferire quei particolari caratteri che le rendono singolari nel loro genere e cioè: albume, fortemente incrostanti, acidule, ricche di acido solfidrico e anidride carbonica.  Attorno alla superficie dei bacini è possibile osservar, inoltre, dei depositi incrostanti di origine chimica, inglobanti resti vegetali di natura palustre (le cosiddette “canne fossili”). Sono queste ultime resti vegetali, ormai litificati, di singolare bellezza, formatisi nel corso degli anni proprio grazie al forte potere incrostante che possiedono le acque. Anche in questo caso la negligenza e l’incuria dell’uomo fa sì che questo straordinario patrimonio non venga tutelato.

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