La casa colonica: il podere ONC

L’appoderamento di 10,500 ettari da parte dell’Opera Nazionale per i Combattenti (ONC), nell’area di competenza per la bonifica dell’Agro Pontino, ha comportato la costruzione tra il 1932 ed il 1934 di diverse centinaia di case coloniche ed annessi che insistevano su altrettanti poderi. Il podere costituisce, nell’ambito della bonifica integrale, l’anima delle nuove terre e delle città fondate che, specie in Pontinia, sono a servizio proprio dei coloni che vivono fuori dai centri abitati. Per diversificare il paesaggio, dal punto di vista architettonico, vennero progettate e costruite diverse tipologie di case coloniche, anche in ragione del numero degli occupanti al fine di poter realizzare strutture compatibili con le effettive possibilità di sfruttamento delle terre assegnate che variavano, in considerazione della posizione e natura del terreno, della fertilità, della raggiungibilità, della disponibilità delle risorse idriche ecc.Quanto all’ubicazione dei singoli fabbricati colonici, ogni cosa, con relativi annessi, è situata all’interno del podere, non nel suo centro geometrico, ma in quello che può chiamarsi il baricentro economico, soprattutto in rapporto all’accesso alle vie di comunicazione. Poiché la rete delle strade e dei canali ha costituito la trama obbligata alla quale si è dovuto subordinare il taglio delle singole unità poderali, ciò aha portato ad un maggior addensamento lungo tali direttrici.” (L. Onorati, op. cit.) Tutto era stato progettato ed organizzato per ottimizzare al massimo le risorse disponibil concordando economicità, efficenza, completezza e qualità delle costruzioni.
Le caratteristiche tecniche di costruzione della casa colonica con i relativi annessi sono riepilogate di seguito:
Muratura – Nell’Agro Pontino i fabbricati colonici vennero costruiti in muratura di pietrame listato, con ricorsi di doppi filoni di mattoni intervallati di un metro.
Il pietrame impiegato è di natura calcarea e tufacea, mentre la malta è costituita da calce e pozzolana.
Coperture e solai – Le case coloniche risultano, per la maggior parte, coperte con tetti rivestiti di tegole e coppi su una struttura portante di travi in castagno. I solai sono generalmente in ferro e tavelloni ma per i fabbricati edificati nel 1936-37, a seguito delle sanzioni economiche, fu impiegato – in sostituzione – il legname.
Infissi – Gli infissi esterni sono in castagno con telaio fisso e zanzariera mentre quelli interni in abete. Le porte di ingresso sono munite di gabbione con doppia porta di protezione “antianofelica” con chiusura a molle.
Pavimenti –
La pavimentazione interna è di tipo cotto nelle abitazioni, mentre in battuto di cemento nelle stalle.

Il La casa colonica era dotata di: una tettoia; un porticato; il forno; il pollaio ed il porcile; un pozzo con relativa pompa;
una vasca per l’abbeveraggio delle bestiame ed una per lavorare; da 6 a 8 capi di bestiame; 2 aratri; 2 erpici; 1 Trinciaforaggi; 1 carro; 1 cariola; i gioghi e tutti quegli attrezzi che eventualmente il colono non possedesse per la lavorazione dei campi o per accudire il bestiame.

…E’ convenuto domandarsi se fosse proprio indispensabile dare immediatamente alla famiglia colonica tutte le comodità corrispondenti all’odierno progresso igenico, tecnico, sanitario e sociale o fosse preferibile limitarsi a fornirle in un primo tempo quanto strettamente occorre, affinché la spesa di impianto, ridotta quanto possibile, riuscisse tale da potere un giorno essere sopportata dal colono senza sacrifici e da non farlo vivere nel frattanto nella continua tema di non poter far fronte agli impegni che avrebbe assunti col compromesso di acquisto”. “l’industriosità del contadino sopperirà, in un primo tempo, a queste manchevolezze. E quando il terreno comincerà a dare in pieno i suoi prodotti, quando così il colono potrà fare con maggior fondamento i suoi piani finanziari, allora egli stesso, divenuto frattanto proprietario, provvederà a migliorare e ingrandire la sua casa in proporzione all’accrescersi della sua famiglia e a fornirla di ogni altro comodo annesso. Non altrimenti, del resto, in ogni altra categoria professionale chi, partendo dall’indigenza o quasi, vuol progredire verso uno stato di discreto benessere, commisura gli agi da concedersi ai suoi mezzi man mano crescenti. Anzi a noi sembra che anche nei sogni più rosei del suo lontano avvenire il buon contadino debba aspirare bensì a costruirsi un’abitazione sempre più comoda ed una attrazzatura che gli consenta la migliore utilizzazione della terra divenuta sua” (A. Pappalardo, op. cit)

Il Debito Colonico

Con queste forniture e con l’assegnazione del bestiame e delle sementi, inizia l’apertura del libretto colonico e del relativo debito colonico nel quale non viene applicato alcun interesse passivo. Quanto si consegnava al colono, all’atto della sua immissione nella mezzadria, veniva valutato in base al prezzo di costo effettivo, sostenuto da’Opera, aumentato delle spese di trasporto, se ed in quanto pagato. Il capitale bestiame, rimanendo interamente di proprietà dell’Opera, veniva segnato sul debito colonico solo per gli utili e le perdite che erano ripartiti a metà” … “Viceversa i carri, gli aratri, gli erpici, gli attrezzi e tutte le altre cose fornite al colono venivano addebitate sul suo conto corrente.” (C. Galeazzi – op. cit.)

Le tipologie dei fabbricati colonici costruiti dall’Opera Nazionale Combattenti (ONC) sono divisibili in venti tipologie e, salvo rare eccezioni, sono edificati in muratura di pietrame listato, con ricorsi di doppi filari di mattoni intervallati ogni metro. Il pietrame adoperato è quello calcareo  o tufaceo 8 a seconda della convenienza di approvvigionamento dell’uno o dell’altro materiale in dipendenza della distanza delle cave). La malta è costituita da calce e pozzolana (che è, quest’ultima, l0’unico materiale esistente in zona). I laterizi provengono da Sauri (Formia), da Frosinone, da Roma e dalla toscana. Prima della costruzione  della stazione di Littoria, ora Latina scalo) i materiali venivano appoggiati agli scali di cisterna o di Sezze Romano, mentre quelli provenienti via mare (legname, cemento e ferro)erano scaricati a Terracina o ad Anzio. Da tali punti di scarico proseguivano in autocarro per le zone di lavoro, con percorrenze che raggiungevano anche i 40 chilometri.

I fabbricati sono coperti con tetti di tegole alla marsigliese o con coppi alla romana su grossa armatura di castagno. Nelle zone particolarmente soggette ai venti di scirocco e di libeccio che soffiano, a volte, con violenza ciclonica, si è preferita la copertura a terrazzo. I solai,  in generale, sono in ferro e tavelloni; più raramente in travetti di cemento e cotto. Nell’anno XV si sono largamente impiegati legnami, in sostituzione del ferro. Gli infissi esterni sono di castano di pitch-pine, quelli interni in abete. La finestra è munita di telaio fisso con tela zanzariera verniciata a fuoco. Le porte sono sempre munite di gabbione con doppia porta di protezione antianofelica con chiusura a molla.

Quanto alla ubicazione dei singoli fabbricati colonici, ogni casa (con relativi annessi) è situata all’interno del podere; non, naturalmente, nel suo centro geometrico

Comments

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Apr 01, 2014
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angelica corrado salati

Salve!
Sono una studentessa di architettura di Roma della facoltà di “ValleGiulia”, Università “Sapienza”.
Sto conducendo, per un esame, uno studio sulla Tenuta Mesa podere n. 4. A tal proposito vi chiedo se gentilmente potreste indicarmi il riferimento
bibliografico da cui avete estratto i progetti delle varie case rurali.
Ringraziandovi in anticipo
Vi porgo i miei Cordiali Saluti

A. Corrado Salati
cel. 333.2479313

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