La Cordigliera fragivento

Cordigliera frangivento

Cordigliera frangivento

Uno dei tratti caratteristici del territorio di Pontinia e quindi del suo ambiente sono i filari di alberi di Eucalyptus altrimenti noti come cordigliere frangivento “piantumate” dai bonificatori dell’Opera Nazionale Combattenti, a ridosso delle strade, le migliare, e dei canali che percorrono le campagne di Pontinia che definiscono i confini dei poderi agricoli quale risultato della bonifica integrale. I filari di eucalipto vennero scelti per la loro capacità di assorbire l’acqua in un territorio tendente all’impaludamento e dalla forte umidità assolvendo, pertanto, ad una preziosa funzione compensatrice della stabilità e coltivazione della terra oltre a quella, attese le caratteristiche di forte crescita e proliferazione di questi alberi, di frangere il vento che senza ostacoli giunge dal mare. Questo tratto distintivo del territorio ha avuto diverse influenze per l’Agro pontino ed è un marchio distintivo notevole soprattutto nel periodo d’infiorescenza di queti alberi la cui essenza viene soffiata dal vento, che hanno il compito di “frangere”, per tutta la campagna. Dunque non solo la cordigliera di eucalitpo regala alla vista un’esperienza unica, quasi un “marchio registrato del territorio” ma anche un esperienza olfattiva e sonora. Quest’ultima è un pò la colonna sonora del nostro territorio e di Pontinia in particolare, visto che ne può vantare ancora diversi inglobati dal centro urbano in espansione,  battuto dal vento pomeridiano che si leva dal mare a soffiare sulle città fondate ed i territori bonificati. Infatti le note suonate dalle fronde percosse dal vento, la melofidia delle foglie danzanti e dei rami festosi accompagnano la visita per le silenziose campagne, quando i mezzi agricoli risposano nei loro ricoveri. Il crepitio delle foglie sparse sui marciapiedi e sulle strade al passaggio di una biciletta sono momenti di poesia bucolica, per chi li sa cogliere ed apprezzare, che solo qui da noi in agro pontino pui trovare e che a differenza dei poggi toscani o dei paesaggi umbri non tutti sanno o possono apprezzare proprio perchè, sempre a nostro giudizio, manca una consapevolezza e cultura del terriotrio e dunque un’attenzione e rispetto per questo particolare ecosistema.   L’eucalipto a Pontinia e nell’agro “redento”, come si diceva un volta, offre anche incidentali sfruttamenti economici di eccelelnza. Un esempio è costituito dalla produzione di miele unifloreale che le api producono proprio dagli eucalipto.

In Italia mieli uniflorali di eucalipto sono comuni nelle regioni centro-meridionali, soprattutto nelle aree dove questi alberi sono stati piantati per favorire la bonifica dei terreni paludosi. Nel Lazio, per esempio, la zona di Latina richiama ogni anno migliaia di alveari sia dalle regioni limitrofe che dal nord. Nelle altre zone di produzione viene invece generalmente esercitato un nomadismo di più corto raggio. Ulteriori dettagli sul miele di Eucalipto .

Il narratore e storico Antonio Pennacchi, autoctono di Latina e conoscitore del territorio bonificato, nel saggio “Fascio e Martello viaggio per le città del Duce” (edito da Laterza nel 2008) da pagina 5 a pagina 9 illustra, tra l’altro, la storia, la natura e le triste sorti di queste piante nelle varie città e territori visitati nel viaggio alla scoperta delle “città d fondazione”. Secondo il nostro modesto parere tali alberi dovrebbero essere considerati dei monumenti ambientali di Pontinia e di tutto il territorio bonificato. In un territorio creato artificalmente ll’ambiente ha seguito, almeno all’inizio le stesse sorti, e duqnue le prime piante dovrebbero essere custodite e preservate proprio perchè testimonianza storica, isieme agli edifici ai fiumi e canali, alle idrovore della nascita della città dove viviamo, lavoriamo o semplicemtne attraversiamo, insomma un “biglietto da visita ambientale” del nostro territorio. La toscana ha i cipressi e i poggi, i litorali la macchia mediterranea, Pontinia ed i territori bonificati gli eucalipti piantati a filari e le palme, altro nodo dolente, vista l’opera distruttice del “pnteruolo rosso” che ha causato un notevole impoverimento di queste storiche piante ornamentali delle piazze di molte delle città “nuove”.

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