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La campagna romana e le paludi pontine nel 1800

Campagna romana Charles COLEMAN (1849)

Campagna romana Charles COLEMAN (1849)

Acquaforte tratta da “A series of subiects peculiar to the campagna of Rome and Pontine marshes designed from nature and etched by C. Coleman”, edito a Roma nel 1850 che rappresenta uno scorcio della campagna romana sul limitare delle paludi pontine dove si intravede una capanna tipica degli insediamenti stagionali (lestre) tipiche delle paludi pontine. Un ulteriore documento che testimonia, ancora una volta, il fascino e l’attenzione che destavano questi luoghi selvaggi nei pressi della capitale meta di molti intellettuali europei dell’ottocento (grand tour)

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Le paludi pontine nella letteratura

Statua della Dea Feronia a Cisterna di Latina

Realizzata dallo scultore Ernesto Biondi tra il 1885 ed il 1890, la “Bella Ninfa”, molto probabilmente la Dea Feronia che con il braccio destro innalza un ramoscello d’ulivo, è il simbolo della vittoria della bonifica sulla palude e quindi sulla malaria, rappresentata da una figura demoniaca incatenata e distesa sotto i piedi della dea. La forma tozza creata dai massi di granito e stalattiti del Trentino, allora Impero Asburgico, rappresenta una montagna con grotte e anfratti che emerge dalla palude prosciugata sorreggendo la dea Feronia (marmo h. 210) mentre schiaccia la malaria. space_whtLa base è costituita da una vasca circolare con gradinate. All'interno della vasca ed ai piedi del rilievo erano posti gruppi scultorei rappresentanti giovani pastori e loro bestiame. L'opera, un esempio di "realismo borghese" dell'Ottocento, risentì duramente dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale durante la quale la statua della dea Feronia venne decapita ma presto restaurata

La Feroniade è un poemetto iniziato da Vincenzo Monti nel 1784 in occasione dell’inizio dei lavori delle bonifiche delle Paludi Pontine intraprese da Papa Pio VI , impresa di sistemazione idraulica, immane per l’epoca, che, anche per gli sconvolgimenti politici, fu presto abbandonata. Il poemetto anch’esso interrotto, fu invece a più riprese continuato dal Monti che ci lavorò fino alla morte, quando era tuttora incompleto. Il titolo viene dalla ninfa Feronia, amata da Giove, ma perseguitata dalla gelosa Giunone che trasformò i campi abitati dalla ninfa in una malsana palude. Il poemetto riprende lo stile della poesia didascalico-georgica che aveva avuto un grande sviluppo nel settecento, ma si risolve principalmente in uno spunto per il racconto mitologico.

“La questione della Feroniade sotto il profilo testuale appare molto complicata: gli studiosi del Monti lo sanno. Concepita e avviata negli anni romani, l’opera fu infatti interrotta e ripresa in più occasioni durante il periodo milanese, come variamente attestano pagine dell’epistolario: tra il 1811 e il 1814 (nel triennio successivo e nel 1821 invece è documentata una stasi), ancora nel 1825 e subito in seguito; ma è lasciata incompiuta.1 Scrivendo da Milano a Samuele Jesi il 19 aprile 1827, un anno prima di morire, l’autore esprimeva tutta al sua mestizia per non avere più la forza intellettuale di percorrere l’ultimo esiguo tratto creativo, forse anche solo di una cinquantina di versi, che lo separava dal traguardo.2 Negli anni, anzi nei decenni, di lavorio al poemetto mitologico dovette comportare annodamenti di

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Cartografia delle paludi Pontine

Cartografia delle paludi pontine

l lungo rettifilo che si distingue in senso longitudinale è il tratto del decennovio della via Appia

Un’importante risorsa documentale per comprendere los tato del territorio dove oggi sorge pontina è da rintracciarsi nella cartografia realizzata nei diversi tentaivi di bonificazione delle paludi pontine che forniscono anche l’incidentale testimonianza dell’evolzuione in varie epoche dello stato di mantenimenti dei precedneti tentativi e delle ricognizioni e misurazione svolte in questi territori.

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La posta di Mesa di Pontinia

A chi percorre in auto o in bus quel tratto della Via Appia che è noto come la “Fettuccia di Terracina” perché è un lungo rettilineo che si snoda per una quarantina di chilometri dall’uscita Cisterna di Latina fino alle porte della città tirrenica e che le dà appunto il nome, capiterà di osservare al km.53,800 i resti di un monumento funerario risalente alla prima metà del primo secolo d.C. e che è conosciuto come il “Mausoleo di Clesippo”. Quel sepolcro funerario è uno dei pochi resti dell’età repubblicana di Roma esistenti nel territorio di Pontinia che siano giunto sino a noi. Esso insiste su un’area chiamata “Posta di Mesa” e sorge al km.83,800 della Strada Statale ‘Appia’.

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L'iscrizione di Teodorico

Nell’androne del casale di Mesa di Pontinia sono state murate alcune iscrizioni e reperti rinvenuti durante i vari interventi di prosciugamento, risanamento e bonifica del’area circostante. Quello di maggior interesse è una lapide celebrativa delle operazioni svolte in questa area durante il regno dell’imperatore Teodorico.

L’iscrizione indicata nell’immagine al lato (espandibile) di seguito viene trascritta con il testo latino integrale derivante dalle operazioni di intepretazione delle regole di abbreviazione tipiche di queste iscrizioni:

D(ominus) N(oster) GL(o)R(io)S(issi)MUS ADQ(ue) INCLYTI(ssimus) REX THEODORICUS VIXT(or) AC THRIUNF(ator) SEMPER AUG(ustus) BONO R. P. NATUS CUSTOS LEBERTATIS ED PROPAGATOR ROM(ani) NOM(inis) DOMITOR G(en)TIUM DECENNOVIUM VIAE APPIAE ID (est) A TRIP (ontio) USQ(ue) TARRIC(inam) IT(em) ET LOCA QUAE CONFLUENTIB(us) AB UTRAQ(ue) PARTE PALUD(ibus) PER OMN(es) RETRO PRINCIP(es) INNUNDAVERANT USUI PUB(li) CO ET SECURITATI VIANTIUM ADMIRANDAE PROPITIO DEO FELIC(i) TER RESTIRUIT OPERI INIUNCTO NAVITER INSUDANTE ADQ(ue) CLEMENTISSIMO PRINCIP(i) FELICITER DESERVIENTE P(rae) CONIIS EX PROSAPI(a) E DECIORUM CAEC(ilio) MAUR(o) BASILIO DECIO V(iro) C(larissimo) ET INL(ustrissimo) EX P(raefecto) U(rbi) EX P(raefecto) P(raetorio) EX CONS(ule) ORD(inario) PAT(ricio) QUI AD PERPETUANDAM TANTI DOMINI GLORIAM PER PLURIMOS QUI ANTE NON ALBEOS DEDUCTA iN MARE AQUA IGNOTAE ATAVIIS ET NIMIS ANTIQUE REDDIDIT SICCITATI

Di seguito al traduzione: “Nostro Signore gloriosissimo ed illustrissimo il Re Teodorico, vincitore e trionfatore, sempre Augusto, nato per il bene dello Stato, custode della libertà e propagatore del nome romano, domatore di genti barbare, ha felicemente e con l’aiuto di Dio reso di nuovo praticabile ed ammirabilmente sicuro per il vinandante il Decennovio della via Appia da Trepponti a Terracina, nonchè i luoghi che, sotto tutti i regni precedenti, erano stati inondati dallo straripamento delle paludi da destra a sinistra; lavoro assunto e diligentemente proseguito per ordine del clementissimo principe, del discendente dei Decii, Ceciclio Mauro Basilio Decio, ex prefetto dell’Urbe, ex prefetto del Pretorio, ex console ordinario, patrizio; il quale, per rendere eterna gloria di sì grande Signore, conducendo le acque al mare per mezzo di canali non prima esistenti, ha fatto rinascere l’antica siccità sconosciuta alle generazioni precedenti”